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quando i comunisti italiani definivano teppisti gli operai in rivolta

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SHIVA©
view post Posted on 20/4/2011, 20:42     +1   -1




UNGHERIA 1956: I Comunisti Italiani.



Questi alcuni commenti di vari esponenti del PCI:
Palmiro Togliatti disse: "È mia opinione che una protesta contro l'Unione Sovietica avrebbe dovuto farsi se essa non fosse intervenuta, nel nome della solidarietà che deve unire nella difesa della cività tutti i popoli". A Pietro Ingrao, che era andato a trovarlo subito dopo l'invasione per confidargli il suo turbamento, riferendogli di non avere dormito la notte, risponderà: "Io invece ho bevuto un bicchiere di vino in più".
Giorgio Napolitano, attuale Presidente della Repubblica italiano, (nel 1956 responsabile della commissione meridionale del Comitato Centrale del PCI) condannò come controrivoluzionari gli insorti ungheresi, su L'Unità si arrivò persino a definire gli operai insorti "teppisti" (esattamente come nel 1989 Ceausescu e nel 1990 Iliescu in Romania) e "spregevoli provocatori" giustificando l'intervento delle truppe sovietiche sostenendo invece che si trattasse di un elemento di "stabilizzazione internazionale" e di un "contributo alla pace nel mondo". Luigi Longo sostenne la tesi della rivolta Fascista: "L'esercito sovietico è intervenuto in Ungheria allo scopo di ristabilire l'ordine turbato dal movimento rivoluzionario che aveva lo scopo di distruggere e annullare le conquiste dei lavoratori...".
Anche la minoranza socialista che da allora sarà chiamata "Carrista" , tra cui Vecchietti, si schierò in favore dell' intervento sovietico.


Fatti storici che non sono dimenticati. Passati 55 anni Ungheria non perdona l'invasione dei carri armati sovietici nelle strade della capitale ungherese per sedare la rivolta che allora Togliatti defini "reazionaria e fascista". 23 ottobre - 11 novembre 1956 gli scontri del tutto impari provocarono la morte di 25 mila ungheresi che non erano ne reazionari e nè fascisti ma volevano vivere in libertà, sognavano la democrazia, detestavano il comunismo e la dittatura sovietica. Imre Nagy allora Primo Ministro e Generale Pal Maléter - Ministro della Difesa furono arrestati e fucilati. In questo stesso mese di novembre il segretario del Partito Comunista Italiano, Palmiro Togliatti brindò con i maggiori esponenti del partito per festeggiare la vittoria dell'Armata Rossa su chi aveva tentato di liberarsi in anticipo di decenni sulla lentezza della storia, dell'oppressione comunista. Oggi...risulta che il nostro Presidente della Repubblica riconosce e ammette che Pietro Nenni e i socialisti avevano ragione quando condannarono l'invasione sovietica dell'Ungheria. Eisite pure una lettera di Napolitano (2006) per il mezzo secolo da questo masacro con la quale lui stesso ritrova la memoria...Noi però abbiamo tutto il diritto di chiedersi: Questa lettera del Presidente dell'Italia è sincera (mea culpa) o era dettata più di una necessità politica immediata? Ci ricordiamo che nell'occasione di commemorazione delle quasi 30 mila vittime Napolitano era ufficialmente invitato in Ungheria da allora Presidente Laszlo Solyom. L'invito contestato da tre intellettuali ungheresi sopravsissuti alla strage scrissero allo stesso Solyom una lettera aperta quanto mai esplicita: "Nel ruolo di sopravvissuti della rivolta del '56, protestiamo nel modo più fermo contro il suo invito ad un politico, anche se presidente della Repubblica Italiana, che diede sostegno internazionale agli assassini sovietici per schiacciare nel sangue il desiderio di libertà dell'Ungheria". E' chiaro che Togliatti come Napolitano sapeva che non c'era nessuna volontà "imperialista" nella decisione del legittimo governo ungherese di ristabilire il pluripartitismo e di sciogliere la polizia politica comunista, ma il segretario del Pci mise sulla bilancia tutto il peso della sua autorità politica e culturale, stroncando qualsiasi accenno di dissenso all'interno del Pci e facendo espellere o costringendo alla dimissioni chiunque non si piegasse alla sua linea iperfilosovietica...Così nei confronti degli insorti ungheresi, Togliatti è stato di rara volgarità ed insolenza. Ancora nel '56 un centinaio di intellettuali italiani si allontanò dal Pci per protesta mentre Giorgio Napolitano scrisse un articolo per appoggiare e giustificare la repressione. Eccone un brano, il cui aspetto peggiore non è la qualità della punteggiatura: "Nel quadro della aggravata situazione internazionale, del pericolo del ritorno alla guerra fredda non solo ma di uno scatenamento della guerra calda, l'intervento sovietico in Ungheria, evitando che nel cuore d'Europa si creasse un focolaio di provocazioni e permettendo all'Urss di intervenire con decisione e con forza per fermare la aggressione imperialista nel Medio Oriente abbia contribuito, oltre che ad impedire che Ungheria cadesse nel caos e nella controrevoluzione, abbia contribuito in misura deicisiva, non già a difendere solo gli interessi militari e strategici dell'Urss ma a salvare la pace nel mondo"....

Ecco, Napolitano parla della pace nel mondo e chi sa perchè (probabilmente pensando di questi 25.000 morti innocenti), nel 1986 amisse il suo "errore" e nell'autobiografia scritta non molto prima di diventare presidente della Repubblica ha a riconosciuto di averci messo "molti anni" per riconoscerlo. Chi sa se per 30 anni G. Napolitano aveva il dubbio o non si ricordava le vere colpe del Pci e le bugie di Togliatti???

Krassimira Kemalova
 
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fixaccio
view post Posted on 20/4/2011, 20:52     +1   -1




Che i comunisti capiscano, 20 anni dopo, quello che tutti gli altri avevano capito 20 anni prima, è un "classico" ricorrente... :coffee:
 
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1 replies since 20/4/2011, 20:37   66 views
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