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'68 L'anniversario, cronaca di un anno che fece storia

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view post Posted on 18/1/2008, 09:25     +1   -1




Una bella iniziativa del sito dell'Ansa (www.ansa.it) che seguiremo passo per passo su questo 3d dedicato.
tutti ovviamente possono aggiungere il proprio contributo, mentre saranno assolutamente da evitare scazzi e off-topic.

comincio a postare gli articoli Ansa già usciti.
non sono mattonate illeggibili ma pezzi tutto sommato brevi ed agili, che si leggono bene insomma.

'68, Il 'sessantotto' comincia nel '67
ROMA - Quel grande fenomeno sociale, politico e di costume che è stato il '68 italiano è cominciato, in realtà, nel 1967, anzi, forse, addirittura nel 1966. E' infatti il 1966 quando il mondo un po' imbalsamato della scuola italiana viene scosso dal "caso Zanzara", un giornaletto del liceo milanese Parini che aveva provocato uno scandalo nazionale pubblicando un'inchiesta sui costumi, anche sessuali, degli studenti. Ancora nel 1966, ad aprile, all'Università di Roma moriva Paolo Rossi, studente socialista, scout, "caduto" da una scalinata durante un assalto di estremisti di destra. A novenbre del 1966, tra gli "angeli del fango" accorsi spontaneamente per dare una mano a salvare Firenze dall'alluvione, ci sono molti di quei giovani di sinistra e del dissenso cattolico che saranno poi tra i protagonisti del Sessantotto.

A febbraio del 1967 gli studenti occupano l'Università di Pisa che doveva ospitare un incontro dei rettori con il ministro della Pubblica istruzione, Luigi Gui. E ancora, l'1 novembre, all'Università di Trento (frequentata, tra gli altri, da Renato Curcio e Mara Cagol) si svolge un sit-in contro l'università classista. Ma quello che si considera il vero e proprio atto di nascita del '68 è del 16 novembre 1967 quando, davanti all'Università Cattolica fondata dal severo Padre Gemelli, accade un fatto inusuale per quell'epoca e soprattutto per quel luogo: un'assemblea di studenti che non solo discutono e protestano per la tipologia dei corsi di studio e per la selettività, ritenuta classista, ma pensano anche agli orrori della guerra in Vietnam, che la tv porta ogni sera in tutte le case, sognano di cambiare il mondo, vogliono abbattere gli steccati ideologici e culturali nei quali vedono imbrigliata la società. Ad arringare i ragazzi della Cattolica c'é un giovane alto e magro, vestito quasi come un prete, si chiama Mario Capanna. Diventerà un leader politico, deputato e capo di Democrazia Proletaria. In quel momento è solo uno studente (poi sarà espulso dall'ateneo, insieme a Luciano Pero e Michelangelo Spada) capace di trascinare l'assemblea. A sera gli studenti decidono di occupare la Cattolica. Fatto straordinario che finisce su tutti i giornali, ne parla anche la tv, gli studenti ottengono un primo grande risalto, con le loro rivendicazioni che, a seconda dei punti di vista, vengono considerate innovative o sovversive. Quella prima occupazione dura poche ore, perché nella notte gli agenti guidati dal commissario Luigi Calabresi (che nel 1972 sarà assassinato a Milano) provvedono a sgomberare i locali. Il giorno dopo nel capoluogo lombardo la protesta ricomincia e diventa più forte, torna l'occupazione e, soprattutto, da quel momento la protesta studentesca diventa un fatto nazionale.

Dieci giorni dopo è la volta di Torino, con l'occupazione di Palazzo Campana che rappresentò anche un forte segnale politico, essendo Torino soprattutto la città della Fiat, individuata come l'emblema dell'autoritarismo. La protesta poi dilaga nelle università di Torino, Genova, Napoli, Firenze, Cagliari, Salerno, Padova che vengono occupate a dicembre e nei mesi successivi. Fino all'ondata travolgente di proteste, manifestazioni, occupazioni, del 1968 vero e proprio. Il '68 italiano dunque inizio' davanti all'ingresso della Cattolica. Il governo, i partiti, l'establishment dell'epoca furono colti di sorpresa da quel diluvio di assemblee, occupazioni, proteste. Lo studio parve passare in secondo piano rispetto ai grandi temi della politica da svecchiare e rinnovare, della guerra da ripudiare con forza, della Chiesa e della cattolicità da modernizzare, dell'emancipazione femminile e della libertà sessuale da perseguire con determinazione.

'68, Boato: 40 anni dopo si faccia riflessione critica
ROMA - Ricordare la rivoluzione del '68 quarant'anni dopo "può essere non l'occasione di una celebrazione, che sarebbe ridicola, ma di una riflessione critica su quella importante esperienza". Il deputato dei Verdi Marco Boato, ex Lotta Continua, pensa siano "inaccettabili sia gli aspetti pateticamente nostalgici sia i rigurgiti di demonizzazione che ogni tanto appaiono".

Per Boato l'"aspetto più vitale del '68 e' stata la fortissima spinta di modernizzazione della società italiana sia dal punto di vista culturale che sociale, politico, religioso e dei rapporti interpersonali. Risultati positivi che hanno avuto effetti su tutte le istituzioni e che sono vivi e validi ancora oggi. Fra questi lo statuto dei diritti dei lavoratori, la legge sull'obiezione di coscienza, il nuovo diritto di famiglia, il referendum del '74 sul divorzio che non avrebbe avuto quell'esito senza il '68, la riforma psichiatrica, la legge sull'aborto". "L'aspetto più caduco del '68 - sottolinea Boato - e' quello ideologico. Dopo una prima fase aurorale del movimento in cui fortissima era la spinta culturale e la dimensione anti-autoritaria, nella fase successiva c'é stata una forte ideologizzazione che non ha lasciato tracce positive, ha prodotto gli aspetti più critici degli anni di piombo anche se questi non sono frutto del '68. Ci sono state pero' forme di estremismo violento".

'68, Sit-in a San Pietro apre anno contestazione a Roma
ROMA - Alle 21,31 di lunedì 15 gennaio 1968, esattamente 40 anni fa, l'ANSA batteva una notizia dal titolo 'Dimostrazione studenti Università Cattolica in piazza San Pietro': quella era la prima notizia ANSA sul Sessantotto, un anno destinato a entrare nella storia e nel linguaggio come il Quarantotto del XIX Secolo. Il '68 italiano, in realtà, era già cominciato nel 1967, a novembre, con un sit-in all'Università di Trento (l'1) e con la prima occupazione (il 16) dell'Università Cattolica di Milano. E ancora, alla fine del 1967, le occupazioni e le proteste s'erano allargate a Torino, Genova, Pavia, Cagliari, Sassari, Napoli, Salerno, Padova.

Rispetto alla fine del '67, il '68 era cominciato in sordina. Il 10 gennaio, c'erano state proteste alle Università di Torino e di Padova, rioccupate e subito sgomberate dalla polizia: fatti che in genere non finiscono sulle pagine nazionali dei giornali, e di cui non c'è traccia nei notiziari dell'ANSA. Un segno che i media non comprendono ancora e pieno quanto sta avvenendo nel mondo studentesco. La prima protesta del '68 registrata dall'ANSA è proprio quella in piazza San Pietro. "Un centinaio di giovani, ragazzi e ragazze - scriveva l'Agenzia -, sono stati seduti a terra sul selciato di piazza San Pietro questo pomeriggio per cinque ore mostrando cartelli e distribuendo volantini ciclostilati ai passanti che si fermavano incuriositi. Erano gli studenti della facoltà di Medicina dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, che ha sede in Roma, i quali hanno voluto esprimere in tal modo la loro protesta per alcune decisioni prese dal Rettore dell'Università in merito alle agitazioni studentesche di Milano dei mesi scorsi e dimostrare solidarietà a tre loro colleghi espulsi dall'Ateneo milanese: uno di questi, Mario Capanna, è stato tra i dimostranti in San Pietro".

"La manifestazione - continuava l'ANSA - si è svolta in silenzio e senza incidenti. I giovani sono rimasti raggruppati presso l'obelisco tenendo i cartelli rivolti verso le finestre del Palazzo Apostolico, nel quale risiede il Papa. Alcuni hanno trascorso il pomeriggio studiando su libri che avevano portato con sé; altri, di tanto in tanto, intonavano sottovoce canti di montagna". La cronaca riferisce anche che i cartelli degli studenti chiedevano "un vero dialogo all'interno dell'Università" e la "democratizzazione dell'Ateneo", mentre su un cartello era scritto "Dio ci ha dato la libertà, la Cattolica ce l'ha tolta". Quello stesso giorno l'ANSA dava notizia delle scosse di terremoto nel Belice -300 le vittime-, del maltempo in tutto il mondo (con 50 centimetri di neve a Gerusalemme), della sentenza che condannava i coniugi Bebawi per un giallo che aveva appassionato a lungo l'opinione pubblica. Il giorno precedente si era concluso il girone di andata del campionato di calcio. In testa c'era il Milan, con 21 punti, seguito a 19 dal sorprendente Varese di Anastasi, che il 14 gennaio, aveva battuto proprio i rossoneri per 2-1, con le reti di Sogliano e Anastasi, mentre per i milanesi aveva segnato Sormani.

'68, Capanna: "Cambiamento epocale, oggi va fatto di piu'"
ROMA - "Il '68 e' stato il mondo che per la prima volta è riuscito a guardarsi e a vedersi scoprendo le lancinanti contraddizioni che lo attanagliavano e le possibilità di superamento e da allora lo sguardo su tutte le cose non è più uguale a prima. Ecco perché se ne parla ancora". Lo dice Mario Capanna, leader a Milano del Movimento studentesco sessantottino. Ora presidente della Fondazione diritti genetici, Capanna ricorda il sit-in degli studenti del 15 gennaio 1968, al quale partecipò in Piazza San Pietro a Roma, per protestare contro le espulsioni dall'Università raccontato dall'ANSA e nel suo libro 'Formidabili quegli anni' ripubblicato in questi giorni da Garzanti con una nuova prefazione. "E' stato - dice Capanna - il mio primo viaggio politico in cui per la prima volta ho dormito anche in cuccetta da Milano a Roma. L'Ansa ha raccontato quel giorno con un'oggettività rara.

Seduti sotto l'obelisco di piazza San Pietro eravamo decisi a farci portare via di peso dalla polizia ma il Vaticano non è una controparte come le altre. Quando arrivò il buio non vennero accesi i lampioni della piazza. Volevano cancellare la protesta facendola inghiottire dalle tenebre, ma noi facemmo incetta di torce nei negozi vaticani trasformando il negativo in positivo, dando un'atmosfera unica alla manifestazione. Ce ne andammo però amareggiati dalla catastrofica notizia del terremoto del Belice, che avvenne proprio quel giorno".

Capanna sottolinea che oggi "nonostante la restaurazione dei poteri e il lamento sado-masochistico dei pentiti, nel luglio dell'anno scorso Papa Ratzinger, in vacanza sulle Dolomiti, ha parlato del Sessantotto facendo riferimento alla rivoluzione culturale di quegli anni. In senso opposto il presidente francese Nicolas Sarkozy quando cercava di braccare l'Eliseo disse che 'tutti i mali vengono dal '68' per riuscire a raggruppare i voti di destra con quelli dell'estrema destra. Questo dimostra che tutti devono misurarsi con quel grande cambiamento epocale". "Odio - precisa Capanna - l'amarcord ma questo non significa stare zitti. Quarant'anni è il tempo storico giusto per fare una rivisitazione storica scevra da passioni" e conclude: "guai a noi a pensare di riportare il '68. Oggi occorre qualcosa di piu' e di meglio. Non disperiamo, succederà qualcosa come capita al nuotatore quando è sott'acqua da troppo tempo".

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fonte: www.ansa.it
 
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Solitario*
view post Posted on 18/1/2008, 17:58     +1   -1




Credo che ci sia poco da ricordare.
Il '68 avrebbe potuto essere una vera rinascita ed un cambiamento della società italiana.
Purtoppo il tutto si abortì prima di nascere: gli studenti, ottenute le lauree a maggioranza, se ne andarono a lavorare ed i teorici si integrarono nel sistema e diventarono politicanti che, purtroppo, ci ritroviamo ancora sui cosiddetti.
 
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view post Posted on 18/1/2008, 18:00     +1   -1




beh si vede che non hai letto niente di quello che c'è scritto sopra, ma non importa, non ci speravo.
 
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view post Posted on 20/1/2008, 23:49     +1   -1




anno di rivoluzione anche in musica.
LONDRA - Il 21 gennaio 1968 uscì negli Stati Uniti una colonna sonora che era più che un semplice commento a un film: era infatti il soundtrack del Laureato, firmato da Simon and Garfunkel, le canzoni che sarebbero diventate leggendarie - Mrs. Robinson, The sound of silence - accanto della vicenda di un personaggio solitario e senza direzione interpretato da Dustin Hoffman che nulla aveva a che vedere con la gioia e lo stare insieme creativo dell'era hippy. Si dice comunemente che l'era della controcultura californiana sarebbe ufficialmente morta l'anno dopo con i festival di Woodstock, che ne avrebbe sancito la deriva commerciale, ma nel 1968 l'orizzonte musicale negli Usa e in Gran Bretagna inizia drasticamente a cambiare, con la maturazione in senso rock di molti artisti, e l'emergere di umori e sonorità che poi avrebbe caratterizzato tutti gli anni Settanta, fino alla deflagrazione del punk. Certo, c'erano ancora i Beatles, che nel 1968 escono con il magnifico The White album (ufficialmente intitolato The Beatles), ma per esempio è il canto del cigno di uno dei gruppi che avevano meglio sintetizzato l'era dei figli dei fiori, i Buffalo Springfield (l'album si chiamava Last time around) di Stephen Stills e Neil Young che poi si sarebbero ritrovati nel supergruppo per eccellenza, Crosby, Stills, Nash and Young, titolare di un mix unico di canzone acustica, rock, e politica.

In quelle stesse settimane uscivano i primi album di artisti come James Taylor, Joni Mitchell - cantautori intimisti che già guardavano oltre l'epoca della Summer of Love - e oltremanica iniziavano a ruggire le chitarre dei Deep Purple. E se il passato non mollava (il dicembre 1968 vide il ritorno trionfale di Elvis Presley grazie a un leggendario show tv sulla Nbc), e alla vetta delle classifiche Usa c'erano ancora Otis Redding con la sua (Sittin' on) the dock of the bay, e Louis Armstrong con (What a) Wonderful World, il futuro avanzava a grandi passi. Nella classifica britannica spopolavano i Beatles con Hey Jude (il lato B del singolo era Revolution, perfettamente in linea con i tempi), ma anche Jumpin' Jack Flash dei Rolling Stones, già ambasciatrice di asprezze finora sconosciute. Gli anni Sessanta si chiudono come epoca di ideali solari con atmosfere più cupe, e tormenti che erano stati dimenticati tra reading di poesia, lsd e elucubrazioni psichedeliche. Sono i suoni e le immagini degli emergenti Velvet Underground (l'anno precedente era uscito The Velvet Underground and Nico, uno degli album rock più influenti della storia, che avrebbe segnato gli anni Settanta ed oltre). Bob Dylan abbandona l'icona di bardo di una generazione per darsi alle esplorazioni poetiche e sonore di John Wesley Harding. Gli Steppenwolf escono con un classico immortale, ruvidissimo, e nient'affatto hippy: Born to be wild.

I Doors vanno per la loro strada con Waiting for the Sun. I Led Zeppelin nascono, e iniziano a preparare il loro primo,omonimo album che uscirà a gennaio 1969. Ma il 1968 passa alla storia anche per Hair, il musical che racconta la vicenda di un gruppo di giovani sullo sfondo della contestazione alla guerra in Vietnam (il 15 novembre 1968, in 500.000 marciano su Washington contro il conflitto, la più grande manifestazione pacifista della storia americana, accompagnata dalle canzoni di Arlo Guthrie, Pete Seeger, con l'intero cast di Hair). O per At Folsom Prison di Johnny Cash, che tiene un concerto leggendario cantando storie di assassini e ladri di fronte a una platea di criminali incalliti nell'omonima prigione. Una certa età dell'innocenza, è stato scritto, finì definitivamente con gli assassinii di Martin Luther King e Bob Kennedy. La musica, quella americana in particolare, se ne accorse e iniziò a scivolare da un 'pubblico' gioioso a un 'privato' più tormentato. I tempi, come aveva già cantato qualche anno prima Dylan, stavano ancora una volta cambiando.
 
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rino 53
view post Posted on 21/1/2008, 17:55     +1   -1




io ricordo quel periodo come il più importante che abbia mai vissuto fin ora e non son d'accordo che fu un fallimento,i molti diritti conquistati con tante proteste non credo oggi ci sarebbero ,
sicuramente si avrebbe potuto fare di più e meglio,magari lasciando ai giovani di oggi un eredità per cui continuare a lottare;quello che penso di vedere io oggi è che i diritti conquistati vengon dimessi in discussione,la chiesa cerca di imporre sempre piu`la sua dottrina condizionando anche la politica ,secondo me tutte ragioni che dovrebbero portare ad una nuova rivoluzione simile a quella di quegli anni,ho solo paura che l'idealismo e l''entusiasmo che avevamo noi allora, sia difficile ritrovarlo nelle nuove generazioni
 
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view post Posted on 21/1/2008, 18:19     +1   -1




rino come la storia insegna, dopo una rivoluzione segue sempre una restaurazione, però le cose non tornano mai al punto di partenza e su alcuni passi non si torna piu indietro.
è oltremodo stupido dire che il 68 è stato negativo perchè poi certe cose hanno preso una certa piega, e molti dei rivoluzionari sono finiti in banca; quello c he conta è lo scossone che la società imbalsamata di allora ebbe dalle fondamenta, e la formidabile spinta al rinnovamento che la rimise in moto.
 
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view post Posted on 31/1/2008, 11:41     +1   -1




'68, la notte che nacque la sindrome del Vietnan
(di Alessandra Baldini)

31 gennaio 1968, 3 del mattino: la notte che nacque la Sindrome del Vietnam. Violando la tregua per il nuovo anno lunare, 80 mila guerriglieri Vietcong fanno irruzione in oltre cento citta' sudvietnamite tra cui Saigon: cadono Hue, Dalat, Kon Tum, Can Tho e Quang Trei. Nella capitale del Sud, l'ambasciata degli Stati Uniti, considerata imprendibile, viene attaccata da un commando di 19 uomini che riescono a occuparla per sei ore. E' l'inizio della battaglia psicologicamente decisiva della guerra del Vietnam i cui effetti profondi e duraturi sull'opinione pubblica americana - una sindrome del Vietnam collettiva e che perdura per generazioni - continuano a farsi sentire 40 anni dopo.

Per i nord Vietnamiti fu in definitiva un grosso scacco militare, ma una altrettanto grande vittoria politica: due mesi dopo l'attacco, il presidente Lyndon Johnson annunciò la fine dei bombardamenti, a maggio a Parigi fecero i primi passi i negoziati di pace. Poi venne Richard Nixon e per anni non se ne fece di niente, ma in quei giorni l'Offensiva del Tet sollevò per la prima volta a livello di massa interrogativi sulla saggezza e la giustizia dell'intervento in Indocina. Nel lungo periodo, e a prescindere dagli esiti della battaglia, mise a luce un nuovo tipo di consenso: che il prezzo del contenimento del comunismo era troppo alto e non doveva essere pagato. Come corollario, entrò per la prima volta in crisi il principio di una presidenza imperiale, autorizzata a fare la guerra con minime interferenze del Congresso e dell'opinione pubblica. Il Tet ebbe vari epiloghi: sul piano militare il primo arrivò il 25 febbraio, quando, dopo duri combattimenti, venne liberata Hue, un altro un mese più tardi, quando fu tolto l'assedio di Khe Sanh. La fine ufficiale arrivò il primo aprile: l'Esercito americano dichiarò ufficialmente conclusa la controffensiva. Una dichiarazione proclamata all'indomani dell'epilogo politico: l'annuncio che Johnson non si sarebbe candidato per un secondo mandato. In quei due mesi dal 31 gennaio a 31 marzo molte delle immagini essenziali che definiscono la memoria collettiva del Vietnam furono messe a fuoco. Una ha particolare importanza.

Nel secondo giorno del Tet il generale Nguyen Ngoc Loan, giustiziò un guerrigliero vietcong a Saigon e la foto divenne simbolo dei tempi. Accaddero molte cose in quei due mesi: le dimissioni del ministro della difesa Robert McNamara sostituito da Clark Clifford. La vittoria mancata di un soffio del pacifista Eugene McCarthy alle primarie in New Hampshire. L'ingresso nella corsa presidenziale di Robert Kennnedy e Richard Nixon. A fine marzo per la prima volta una maggioranza di americani si pronunciò contro la guerra sullo sfondo delle notizie portate dai tg di 'prime time' da Saigon, dalle strade di Hue e dai bunker di terra rossa di Khe Sanh. Per la prima volta in una guerra, la televisione dimostrò il suo ruolo cruciale portando sugli schermi di 50 milioni di famiglie cadaveri tra le rovine e il fracasso delle mitragliatrici. Gli americani in patria furono per la prima volta testimoni diretti della carneficina: quattromila soldati caduti, 58 mila morti tra i nemici, 14 mila vittime civili sudvietnamite: uomini, donne, bambini. La campagna era sta preparata minuziosamente dopo uno studio del generale Giap del settembre 1967 secondo cui la guerra era arrivata a uno stallo. I leader Vietcong montarono un'offensiva propagandista per preparare le truppe. L'obiettivo massimo sarebbe stata la cacciata degli americani dal Vietnam, il minimo la fine dei bombardamenti e l'avvio di negoziati. Fu comunque una svolta. Da allora, secondo l'ex segretario di stato Henry Kissinger "a prescindere dall'efficacia della nostra azione, ci rendemmo conto che non potevamo raggiungere i nostri obiettivi in un periodo di tempo e con livelli di truppe accettabili per il popolo americano".

'68, la lunga guerra del Vietnam
La guerra del Vietnam inizia formalmente, secondo gli Stati Uniti, il 5 agosto del 1964, quando l'allora presidente Lyndon B. Johnson notificò al Congresso che navi americane erano state attaccate dal Vietnam del Nord nel golfo del Tonchino.

Gli Usa risposero con forti bombardamenti aerei nel nord del paese asiatico, intensificando gradualmente il loro intervento. In realtà il conflitto trova la sua origine già negli anni '50: il primo grosso attrito si ebbe nel 1955 quando, in seguito alla guerra di Indocina, venne abolita la monarchia del Vietnam del sud con la proclamazione di una repubblica presidenziale appoggiata dagli Usa. Nel nord, nel frattempo, il generale Ho Chi Minh stabilisce una Repubblica democratica di ispirazione comunista con capitale Hanoi. Nel 1957 inizia la guerra fra l'esercito regolare del Vietnam del sud, sostenuto dagli Usa, e i guerriglieri filocomunisti sudvietnamiti, noti come 'vietcong', appoggiati dal regime di Ho Chi Minh. E' il neoeletto presidente democratico John Fitzgerald Kennedy che nel 1961 comincia ad invischiare gli Stati Uniti in Vietnam con l'invio di cento consiglieri militari e 400 soldati delle "special forces", saliti nel 1962 ad 11.000. Nel 1963 Kennedy è assassinato e gli succede Lyndon B. Johnson, che nel 1964 convince il Congresso di Washington a dargli mano libera in Vietnam in una serie progressiva di "escalation" attraverso le quali il numero di militari americani salì fino a 125.000 nel 1965 e oltre 700.000 nel 1968.

Per gli americani l'inizio della fine comincia alla fine di gennaio del 1968 con l' offensiva del Tet. Le truppe comuniste sferrano attacchi in tutto il Vietnam del Sud e, anche se sono respinte ovunque, ottengono un'enorme vittoria psicologica. Johnson, assediato dalle proteste, sospende i bombardamenti. Gli succede Richard Nixon, che avvia il ritiro delle forze americane ponendo le premesse per l'inizio nel 1970 del "negoziato segreto" parigino tra Henry Kissinger e Le Duc Tho. La pace viene firmata il 27 gennaio 1973, e a marzo le ultime truppe combattenti americane lasciano il Vietnam. Le ostilità tra Nord e Sud, senza più l'ombrello americano, continuano fino al 30 aprile 1975, quando un carro armato norvietnamita sfonda i cancelli del palazzo presidenziale di Saigon (che diventerà Città Ho Chi Minh). Le vittime americane saranno più di 58.000, alle quali vanno aggiunti circa 2.000 "Missing in action". Le vittime vietnamite saranno circa tre milioni

'68: VENEZIANI, DOPO 40 ANNI VA MANDATO IN PENSIONE
Il '68? "Come accade con le persone dopo 40 anni di servizio andrebbe mandato in pensione". L'ha detto Marcello Veneziani a Roma durante il convegno Sfida al 68 - Il processo 40 anni dopo.

A dividersi tra accusa e difesa c'erano anche Maurizio Gasparri, presidente di Italia protagonista, l'associazione che ha organizzato l'incontro a Palazzo Marini, e i giornalisti Lucia Annunziata, Fabio Torriero, Aldo di Lello e Gennaro Malgieri. Per la Annunziata mentre il '68 ''oggi per la sinistra è un evento molto meno rilevante e più lontano, per la destra è un'ossessione". Secondo lei ciò è una dimostrazione "del complesso di inferiorità, di quella sorta di Sindrome di Stoccolma, che la destra ha nei confronti della sinistra". La giornalista che il '68 l'ha vissuto in pieno ("andavo all'ultimo anno di liceo e facevo politica già da due anni"), reputa infatti quel periodo "un grande pezzo di trasformazione politica, economica, ideale culturale dell'Occidente, un evento importante ma non definitorio" ha spiegato. "Se devo indicare un fenomeno italiano che ha dato al nostro Paese il volto che ha - ha aggiunto - penso al terrorismo". Marcello Veneziani, che sul tema ha appena pubblicato il libro 'Rovesciare il '68' (Mondadori), lo considera invece "un codice d'accesso per entrare nello spirito di un'epoca che cambia".

Per lo scrittore ha rappresentato "una rivoluzione climatica non politica o economica. Anche se dopo il suo arrivo c'è stato un cambiamento generazionale. L'egemonia culturale della sinistra arriva in quell'anno, con l'arrivo nelle redazioni, nella politica di chi lo ha fatto o ne ha condiviso il clima". Veneziani vede come eventi minori portati dal '68 ''il terrorismo, di cui però non è l'unica causa, e la diffusione dell'uso di droghe, comunque legato anche a fenomeni antecedenti". Secondo lo scrittore "l'esito principale di quel periodo "è stato il parricidio, il rivoltarsi al padre.

E' una rivolta che nasce antisenile, anti autoritaria e antiborghese". Inoltre "la società del '68 ha capovolto il concetto di tolleranza repressiva di Marcuse in intolleranza permissiva. Tutto è permesso, niente è vietato, ma al tempo stesso c'è intolleranza verso chi non si adegua a questo canone". Anche per Gasparri come per Veneziani, è forse il tempo di "mandare in pensione il '68 sotto tutti i punti di vista e rilanciare concetti come 'Onora il padré o contestare, come ha fatto recentemente Sarkozy, uno degli slogan più famosi di quel periodo, Vietato vietare". Per molto tempo, ha aggiunto, riguardo al '68 ''a destra si diceva che avevamo perso un'occasione, ma per me non è vero. Era un treno che andava in una direzione diversa".
 
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IV° Multipass
view post Posted on 31/1/2008, 14:45     +1   -1




14 Gennaio 1968
Terremoto in Sicilia

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Se già l'anno non era cominciato con buoni auspici, si ci mette pure la natura. Il terremoto in Sicilia colpisce e procura centinaia e centinaia di lutti, migliaia di feriti: Gibellina, Montevago, Salaparuta sono completamente distrutte. Appare uno spettacolo da bomba atomica su tutto il Belice.
 
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schmit
view post Posted on 31/1/2008, 20:00     +1   -1




il 28 gennaio 1968 sono approdata in Sicilia.

sono esattamente 40 anni che vivo qua. La partenza era programmata per il 14 ma poi in seguito al terremoto rimandai.
 
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view post Posted on 17/2/2008, 11:23     +1   -1




'68, Sanremo: il controfestival arriva un anno dopo
Al Festival di Sanremo la contestazione arrivo' nel 1969 con il Controfestival annunciato da Dario Fo e Franca Rame che definirono la manifestazione "un prodotto della borghesia che addormenta le coscienze dei lavoratori" e poi seguirono una serie di edizioni in tono minore. Nel '68, nel primo Festival di Sanremo condotto da Pippo Baudo, dal 1 al 3 febbraio al Salone delle Feste del Casino', l'unico piccolo fermento di protesta si avvertiva intorno alle giurie: dopo il suicidio di Tenco nel 1967 ci si continuava a interrogare sui criteri di scelta, sui verdetti.

E quell'anno tra i selezionatori figurava anche Renzo Arbore. Vinto da Sergio Endrigo e Roberto Carlos, con in gara anche Adriano Celentano e Milva, l'indimenticabile esibizione di Louis Armstrong con Lara Saint Paul e il jazzista Lionel Hampton che ripeteva ogni sera con il suo vibrafono i motivi della canzoni concorrenti, il Sanremo del '68 (diciottesima edizione del Festival), in cui tra i debuttanti figurava Al Bano, non fu teatro della contestazione ma in un certo senso l'anticipò nel '67 con l'atto estremo di Tenco che fu letto da molti come una protesta e la proseguì nel '69, anche se senza troppo clamore visto che la gara si svolse alla fine con normalita' e tra i debuttanti il Festival '69 vide Lucio Battisti e Nada. Tutt'altra atmosfera alla Scala colpita dal lancio di uova, a Venezia e a Cannes, dove venne occupato il del Palazzo del Cinema, e al Premio Strega che vide Pisolini ritirare il suo 'Teorema'. Il Sessantotto è stata la stagione dei Controfestival, una rivoluzione dei valori che ha portato alla contestazione delle principali manifestazioni culturali italiane. A Cannes, il XXI Festival, inaugurato dalla nuova copia in 70 mm di 'Via col vento', venne interrotto dopo una settimana per solidarietà con le lotte studentesche e operaie. Il 17 maggio viene occupato il Palazzo del Cinema da cineasti, tecnici e giornalisti e vengono costituiti gli Stati Generali del Cinema. Venezia non è da meno: dopo giorni di violente contestazioni, il 25 agosto viene rinviata la Mostra del Cinema. L'associazione degli autori occupa il Palazzo del Cinema, vengono sgomberati dalla polizia ma i contestatori, guidati da Cesare Zavattini, danno vita a un controfestival.
Pasolini figura tra i maggiori sostenitori dell'Associazione Autori Cinematografici che si batteva per ottenere l'autogestione della mostra. L'effetto fu l'abolizione dei premi e per dieci anni, dal 1969 al 1979, edizioni della Mostra non competitive, le prime due dirette da Ernesto G. Laura e le successive da Gian Luigi Rondi e Giacomo Gambetti. Furono introdotte però numerose sezioni collaterali e nel 1972 nacquero a Venezia 'Le Giornate del cinema italiano' in contrasto con la mostra al Lido. Simbolo delle contestazioni più accese diventerà la rivolta del 7 dicembre alla Scala quando uova e cachi finirono su smoking e pellicce di signori e signore ingioiellate arrivati a teatro per il 'Don Carlos' di Giuseppe Verdi. "Borghesi, ancora pochi mesì era il coro intonato dai manifestanti. La polizia, dopo l'eccidio di Avola del 2 dicembre, in cui vennero uccisi due braccianti, e gli scontri alla questura, aveva ricevuto ordini di non intervenire fino al limite tollerabile. Neppure il Premio Strega uscì indenne dall'infuriare della contestazione: nell'edizione del '68, vinta da Alberto Bevilacqua con 'L'occhio del gattò, Pier Paolo Pasolini ritira per protesta il suo romanzo 'Teorema' mentre il film tratto dal libro viene presentato alla Mostra del Cinema di Venezia contro la sua volontà in un clima arroventato.

'68, Liberation rivendica l'eredita', viva il '68!
Il quotidiano Liberation lo strilla in copertina - ''la battaglia di memoria attorno al Maggio del 68 è cominciata" - e si schiera: "Viva il '68!''. Quarant'anni dopo la contestazione studentesca, la rivolta al Quartiere Latino di Parigi, attorno alla Sorbona, e il fuoco della ribellione esteso a tutta la Francia, il quotidiano della gauche inizia a suo modo le 'celebrazioni' di quell' avvenimento con una copertina-manifesto e dieci pagine fra cronaca e testimonianze.

Ed avverte: "Liberation s'impegna a rivendicare un'eredità che alcuni vorrebbero 'liquidare'". 'Alcuni'? Nicolas Sarkozy, il presidente francese, da candidato del partito neogollista Ump all' Eliseo, dedicò uno dei suoi comizi elettorali all'eredità del '68 che voleva ''liquidare": quella del "declino dell'autorità", del "lassismo educativo", della "svalutazione del lavoro" e della "cultura della scusa". Liberation, che nacque nel 1973 per iniziativa di Jean-Paul Sartre, sulla spinta proprio del '68, oppone a Sarkozy un'altra eredità: "la lotta e la libertà. Mai una senza l'altra", dice li direttore del giornale, Laurent Joffrin, in un editoriale intitolato: "Una rivolta del futuro". Lotta e libertà, "cosa di più attuale?" - si domanda Joffrin - "contro le aberrazioni del capitalismo finanziario, le crudeltà di una società divisa, lontani dai conservatorismi della vecchia sinistra. Il maggio del '68 ci trasmette un messaggio di speranza nella volonta' collettiva e nell' immaginazione del popolo". La stampa uscita dal maggio '68 - ha ricordato lo storico direttore di Liberation, Serge July - ''organizzativa, operaista, controculturale, era globalmente marginale e nella sua dispersione non riusciva a svilupparsi. Liberation è la risposta a questa situazione: la creazione di un organo di stampa espressione multiforme dello sconvolgimento ideologico in corso da diversi anni".
Liberation è il primo dei quotidiani, dei settimanali francesi a 'celebrare' il '68. In tv, su France 3, e' già andata in onda una trasmissione "Droit d'inventaire", con immagini d'epoca, testimonianze dei protagonisti, da una parte e dall'altra delle barricate. Si annunciano intanto convegni ed iniziative varie: al Centro culturale Pompidou di Parigi, il 16 febbraio, ci sarà una giornata di riflessione su "Maggio 68, il tempo della storia", Liberation annuncia una serie di supplementi mensili - Politica, Economia, Cultura, Vita quotidiana - "per capire ciò che è cambiato con Maggio 68 e ciò che resta". Ci sarà uno speciale 22 marzo: saranno gli attuali studenti dell' Università di Nanterre - dove nacque la contestazione e dove studiava un certo Daniel Cohn-Bendit - a scrivere il giornale il 21 marzo. Dal 22 marzo e fino alla fine di maggio il sito di Liberation proporrà, in collaborazione con l' Istituto nazionale dell' audiovisivo, un giornale in immagini che ripercorrerà giorno per giorno l' anno 1968 nel mondo. Liberation chiede poi di inviare foto e testimonianze a quelli che nel '68 erano ''studenti, operai, contadini, poliziotti o semplice testimoni".

'68: 4 febbraio, in Tv 'Quelli della domenica'
ROMA - Il 4 febbraio 1968, lo scarno notiziario radio-tv dell'ANSA di allora annunciava "'QuellI della domenica' - (tv-1, ore 18) - Louis Armstrong, reduce da Sanremo, sarà oggi l'ospite d'onore di Ric e Gian, di Lara Saint Paul e di Paolo Villaggio in questa loro trasmissione". Poche e insipide parole per annunciare l'inizio di una trasmissione che stava per rivoluzionare il mondo serio e ufficiale della Rai. Sugli schermi televisivi di allora, piccoli e in bianco e nero, irrompeva il cabaret, grazie soprattutto agli esordienti Paolo Villaggio e Cochi e Renato. Mentre Ric e Gian si rifacevano ad una tradizione consolidata, il giovane Villaggio portava in tv improbabili personaggi come il prof. Krantz, un impresentabile presentatore che parla con uno spiccato accento tedesco gridando ogni tanto "Chi fiene foi atesso ?" e promettendo al pubblico, come premio, un "cammellino di pelouche", o come Fracchia, il servilissimo impiegato antenato di Fantozzi, angariato dal capoufficio interpretato da Gianni Agus. Ma oltre a Villaggio, la rivoluzione veniva dalla coppia di cabarettisti milanesi Cochi e Renato, con le loro canzoncine piene di "nonsense", a volte scritte con Enzo Jannacci, come "La Gallina" che "non è un animale intelligente, lo si capisce da come guarda la gente", o con le loro scenette scolastiche, nelle quali Renato interpretava il maestro e Cochi l'alunno, con i vari tormentoni di "bambini presenti e assenti, attenti" o di "bravo, sette più". Il varietà, che oggi potrebbe essere paragonato forse ad uno Zelig, era diretto da Romolo Siena, con testi di Marchesi, Terzoli e Vaime e la collaborazionedi Maurizio Costanzo. Ma, in quell'anno di grandi sommovimenti, "Quelli della Domenica" non era la sola novità della Rai. Da un mese era partito il nuovo Tg delle 13:30, impostato con una nuova formula, meno "ufficiale" di quella del Tg della sera. Un'edizione diretta da Fabiano Fabiani con la novità di una conduzione affidata a terne variabili di giornalisti, con Piero Angela, Sergio Telmon, Piergiorgio Branzi, Nuccio Fava, Alberto La Volpe, Demetrio Volcic, Lello Bersani, Maurizio Barendson e tanti altri, che rendeva l'informazione più vicina e comprensibile e che, per la prima volta, si avvaleva di un grande "eidophor", un enorme schermo sul quale comparivano i filmati e gli interventi dei corrispondenti italiani ed esteri. E nasce in quell'anno anche una trasmissione come "Faccia a faccia", condotta da Aldo Falivena, in cui il pubblico può domandare in diretta quello che vuole.

'68: Villaggio, quando nella tv benpensante irruppe Kranz

ROMA - Quaranta anni fa, il 4 febbraio 1968, nella tv di allora irruppe lo stupido dottor Kranz, il personaggio che lancio' Paolo Villaggio. "Era tedesco, scemo, autoritario, privo di ogni senso dell'umorismo e quando cercava di essere autorevole faceva ridere", ricorda oggi il comico genovese. Il dottor Kranz gli venne lì per lì, improvvisato in quei giorni per il nuovo programma 'Quelli della domenica', regia di Romolo Siena, una trasmissione-oasi di nuova comicità, quella del Derby con Ric e Gian, passato alla storia tv come un varietà di rottura. "C'era già Baudo, che condusse il festival di Sanremo, Mike imperversava e il Nazionale, come si chiamava il canale tv di allora - dice Villaggio - era tutto un formalismo: 'che piacere averti qui in trasmissione' e cose del genere, un tv finta, di cartapesta. Quelli della Domenica fu un apripista, oggi potrebbe somigliare a Zelig ma non ne sono sicuro. Il programma prendeva in giro l'elite, la società-bene bacchettona, era ateo e di rottura anche nel linguaggio. Il resto in tv era terrificante". La tv del '68 si fa ricordare per alcuni sceneggiati, come I racconti del maresciallo di Mario Soldati, uno dei primo polizieschi, con un maresciallo bonario ad indagare i delitti della valle del Po o come La freccia nera, di Anton Giulio Majano con Aldo Reggiani e una debuttante Loretta Goggi travestita da uomo per sfuggire ai persecutori nella guerra delle Due Rose. Uno sceneggiato racconto' la vita di quegli anni del boom: La famiglia Benvenuti, con Valeria Valeri, Enrico Maria Salerno e il piccolo Giusva Fioravanti, protagonista nel decennio successivo di tristissime pagine di cronaca come terrorista nero. "Era una tv politicizzata in cui era difficile lavorare per chi si voleva tenere fuori dalla politica. Non ricordo un bel clima", dice Renzo Arbore che allora guidava Bandiera Gialla, amava la radio e i juke box. "Non sono d'accordo con Renzo - replica Villaggio - non era ancora politicizzata, non certo più di oggi". Non era una tv su cui il vento del '68 spirava piu' di tanto, ma certo ogni tanto si insinuava, come il 31 maggio l'incontro del telegiornale con il filosofo tedesco Herbert Marcuse, uno dei guru del movimento o come a giugno le dirette di Andrea Barbato sulla morte di Robert Kennedy. Piuttosto a rallegrare le serate degli italiani c'era Enco Jannacci con Vengo anch'io, un grande successo di Castellano e Pipolo con 16 milioni di spettatori, il celebre Senza Rete di Enzo Trapani in cui decollarono Enrico Montesano, Oreste Lionello, lo stesso Villaggio, Mina cantava con Gaber. Carosello dava spettacoli divertenti insinuando sotto forma di sketch quella cultura del consumo, da annoverare tra le eredità del '68: c'erano Franco e Ciccio Cera Grey, la biondona di Peroni sarò la tua birra, e il nuovo superpannolino svedese con Pippo. Il programma dell'anno, replicato poi varie altre volte, fu però uno sceneggiato: Odissea di Franco Rossi con Bekim Fehmiu e Irene Papas. "Che bei tempi - conclude Villaggio con nostalgia - non c'era la depressione di oggi, i giovani avevano la speranza di un mondo migliore, oggi si vive nell'angoscia e nel rancore. Viva il '68''.

'68, anno formidabile al cinema, da Kubrick a Sordi
Quarant'anni fa, il 9 febbraio 1968, usciva in Italia "Gangster Story" di Arthur Penn, il primo di una lunga serie di film che in quel 'formidabile' anno rispecchiarono le ideologie eversive e rivoluzionarie, le istanze di libertà e la voglia di cambiamento che stavano scuotendo il mondo. "Gangster Story" raccontava le imprese dei fuorilegge Bonnie e Clyde, il loro ribellismo anarchico contro l'ordine costituto e metteva in scena lo stesso orrore del sangue e del dolore fisico che le televisioni in quei giorni proponevano attraverso le immagini della guerra del Vietnam.

Il pubblico non poteva non simpatizzare per i due protagonisti e l'abbigliamento di Faye Dunaway-Bonnie (basco, sciarpa, cappotto stretto in vita) dettò legge tra le giovani generazioni. Tra i 285 film che nel '68 uscirono nei cinema italiani ancora infestati dal fumo delle sigarette ci furono capolavori assoluti come ''2001 Odissea nello spazio" di Stanley Kubrick, capolavori di comicità come "Hollywood Party", e capolavori dell' horror come "Rosemary's Baby" di Roman Polansky e "La notte dei morti viventi" di George A.Romero, che era anche un lucido apologo rivoluzionario. Dalla Francia arrivavano il delicato "Baci rubati" di Francois Truffaut, girato in quella Parigi che poco dopo avrebbe conosciuto cortei e barricate, ma anche "Weekend" di Jean Luc Godard, vero e proprio manifesto contro la società dei consumi tanto odiata dai sessantottini. Il nuovo cinema tedesco raggiungeva il suo apice con L'enigmatico "Artisti sotto la tenda, perplessi" di Alexander Kluge (Leone d'oro a Venezia) e lo scioccante "Scene di caccia in bassa Baviera" di Peter Fleischmann. Sempre nel '68 la 'nuova Hollywood' faceva arrivare "Il laureato" di Mike Nichols, altro campione del ribellismo contro una società ipocrita e falsa ritmato dalle canzoni di Simon & Garfunkel, mentre Don Siegel col noir "L'uomo dalla cravatta di cuoio" echeggiava il western, riesumato dal nostalgico "C'era una volta il West" di Sergio Leone.

E se una rinnovata fantascienza trovava un caposaldo nel "Pianeta delle scimmie" di Frankin J. Schaffner, la Factory di Andy Wahrol proponeva il suo primo film, "Flash" di Paul Morissey. Sul fronte della liberazione sessuale "Barbarella" di Roger Vadim trasformava Jane Fonda, la futura Hanoi Jane, in un'icona sexy, Claude Chabrol esplorava senza falsi pudori i rapporti tra donne in "Les Biches" e, mentre Russ Mayer scatenava le sue attrici con le tette bene in vista in "Vixen", Salvatore Samperi si crogiolava nel rapporto sado-maso di "Grazie zia" e Ugo Liberatore sommava allucinogeni a trasgressioni sessuali nel "Sesso degli angeli". Il cinema italiano schierò nel '68 una una bella pattuglia di autori: Bernardo Bertolucci con il dostoevskiano ''Partner", Liliana Cavani con l'anticlericale "Galileo", Carlo Lizzani con il cronachistico "Banditi a Milano", Pier Paolo Pasolini con l'antiborghese "Teorema", Nelo Risi col rigoroso "Diario Di una schizofrenica", Carmelo Bene col geniale e allucinato "Nostra signora dei Turchi", Federico Fellini con un episodio del film a più mani "Tre passi nel delirio" e Valerio Zurlini con l'anticolonialista "Seduto alla sua destra". E se Franco Zeffirelli conquistava il ricco mercato americano con "Romeo e Giulietta", Roberto Faenza faceva sue le tesi anticapitalistiche del movimento studentesco con il censuratissimo "H2S". Paolo Heusch fece incarnare a Francisco Rabal "El Che Guevara". Alberto Sordi prese di mira il sistema sanitario nazionale con "Il Medico della mutua" di Zampa, mentre Monica Vitti, "La ragazza con la pistola" per Monicelli, fornì una sua versione dell'emancipazione femminile
 
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view post Posted on 9/3/2008, 22:53     +1   -1




'68: 1 marzo, l'Ansa e la battaglia di valle Giulia
ROMA - La mattina del primo di marzo, a Roma, il Sessantotto metteva in scena il primo grande scontro di piazza tra studenti e polizia. L'ANSA registrava così l'avvenimento, con una prima notizia trasmessa alle 11.50:"Duri scontri sono avvenuti stamani tra reparti di polizia e folti gruppi di studenti che cercavano di entrare a viva forza nella facoltà di architettura a Valle Giulia, fatta ieri sgombrare dalla polizia". "La situazione sul piazzale davanti alla facoltà di architettura - continuava l'informazione dell'ANSA in un seguito trasmesso alle 12.16 - si va facendo di minuto in minuto più tesa. Le forze di polizia e i carabinieri sono praticamente circondati dagli studenti e sono bloccati sulle scalinate che dànno accesso alla facoltà. Pochi minuti fa, gli studenti si sono impadroniti di due pullman della polizia, di una '600' e di un veicolo dei vigili del fuoco; i quattro automezzi sono stati dati poi alle fiamme". Circa mezz'ora più tardi, un'altra ANSA aggiungeva che "Gli scontri fra gli studenti e le forze dell' ordine si sono spostati dal piazzale della facoltà di architettura alla piazza delle Belle Arti e ai giardini circostanti. La polizia ha fatto uso di candelotti lacrimogeni. Pochi minuti fa, sono intervenute anche le camionette della Celere". Alle 13.13 l'ANSA dava la notizia che la battaglia era finita:"La situazione è ora sotto il controllo della polizia. Ai reparti di polizia già presenti si sono aggiunti un centinaio fra sottufficiali e agenti della squadra mobile".

Nel primo pomeriggio, alle 15.10, il bilancio degli scontri;"Il piazzale delle Belle Arti è stato sgomberato e gli studenti si sono dispersi nei viali di Villa Borghese. Oltre cento giovani sono stati fermati. I feriti e i contusi da ambo le parti sono numerosi. Soltanto tra le forze dell'ordine i feriti sarebbero più di centocinquanta". Nel pomeriggio cominciano anche le prese di posizione. Alle 18.31 l'ANSA scrive che "Oltre cinquanta docenti dell'università di Roma hanno espresso in un documento la loro 'profonda indignazione' per l'intervento della polizia 'contro la protesta studentesca' che viene definita 'moralmente legittimata dalla vergognosa e irresponsabile carenza di potere che tiene la vita universitaria sostanzialmente soggetta alla legge fascista De Vecchi'. I docenti chiedono anche le dimissioni del rettore D'Avack. Il documento è firmato, fra gli altri, dai professori Aldo Visalberghi, Paolo Chiarini, Angelo Maria Ripellino, Tullio de Mauro, Tullio Gregory, Carmelo Samonà, Alberto Gianquinto, Lucio Lombardo Radice, Cesare Brandi, Giulio Carlo Argan, Ludovico Quaroni". Ma non tutti i docenti sono su queste posizioni. Il giorno dopo, scrive sempre l'ANSA, "Ottanta docenti dell'università di Roma hanno sottoscritto un documento in cui constatano 'con profondo dolore che le agitazioni universitarie, nate da problemi gravi e reali, nelle ultime settimane hanno assunto caratteri e adottato mezzi inammissibili in qualsiasi forma di civile convivenza. Davanti alla serie di atti di violenza di cui sono state vittime studenti, bidelli e docenti dopo la rioccupazione dell'ateneo da parte di gruppi di minoranza, la decisione del rettore D'Avack di ristabilire l'ordine contestato e sovvertito è apparsa inevitabilé. Ira i firmatari del documento i professori Arturo Carlo Jemolo, Vezio Crisafulli, Rosario Romeo, Massimo Pallottino, Alberto Ghisalberti, Ettore Paratore, Franco Valsecchi".

'68: 1 marzo; a valle Giulia il primo scontro di massa
ROMA - Gli scontri del primo marzo sulla collina della facoltà romana d'Architettura sono passati alla storia come la "battaglia di Valle Giulia", un nome che identifica bene la novità di quella giornata. Il Sessantotto studentesco, fino a quel momento, era stato un misto di protesta corporativa, di richiesta di modernizzazione, di scoperta della possibilità di contestare un'istituzione finora inossidabile, di protesta politica con caratteri ancora abbastanza indistinti, in cui comunismo e Vietnam si mescolavano a pace e amore. La violenza si era affacciata solo marginalmente, fino ad allora. A Valle Giulia è vera e propria battaglia. La mattina di quel primo marzo, un corteo di poco meno di cinquemila studenti, parte da piazza di Spagna e si dirige verso Valle Giulia per "liberare" la facoltà di Architettura, che era stata sgombrata dalla polizia. Nel corteo, aperto da uno striscione con la scritta "Via D'Avack, via Moro, via la polizia" (Pietro Agostino D'Avack era il rettore dell'Università, Aldo Moro era presidente del Consiglio) ci sono professori (Alberto Asor Rosa, Mario Tronti), parlamentari (Aldo Natoli) e molti giovani che poi avrebbero fatto carriera (Claudio Petruccioli, Paolo Liguori, Oreste Scalzone e Franco Piperno, Renato Nicolini, Massimiliano Fuksas, un Giuliano Ferrara immortalato in una foto mentre scappa e molti altri).

Il corteo si muove alle dieci e invade il centro: via del Babbuino, piazza del Popolo, via Flaminia, Belle Arti. All'arrivo del corteo a Valle Giulia, la polizia è già schierata. Nulla a che vedere con le immagini moderne di Rambo con scudi ed elmetti. Poliziotti con il cappotto blu d'ordinanza, il casco, il manganello. E carabinieri in assetto simile. Gli studenti cominciano l'assalto arrampicandosi sulle collinette per raggiungere la facoltà. La polizia reagisce. Ai preordinati lanci di uova si aggiungono i sassi e le stanghe delle panchine divelte e usate come bastoni. La polizia usa i lacrimogeni, gli idranti, organizza caroselli con le autoblindo per disperdere e accerchiare i manifestanti. I primi ragazzi feriti sono portati all'ospedale da auto di passaggio, ma il traffico presto si ferma completamente. Tutta la zona è paralizzata da lunghe file di tram, di autobus, di auto ed è difficile aprire un varco per far passare le auto che portano i feriti. La novità è che gli studenti non pensano solo a difendersi, ma contrattaccano, con una strategia quasi militare. Diverse Jeep delle forze dell'ordine sono incendiate, una Seicento in fiamme è usata come ariete contro un pullman della polizia. Gli studenti alla fine riescono ad aprirsi un varco e ad entrare nella facoltà deserta, ma per poco.

Decisivo è l'intervento di reparti freschi della Celere. Alla fine il tentativo di occupazione fallisce, ma, per la prima volta, gli studenti hanno affrontato le forze dell'ordine a viso aperto, con tecniche da guerriglia urbana. In serata la Questura fa il bilancio della giornata: 148 feriti, fra poliziotti, carabinieri e funzionari, mentre sono 47 i dimostranti curati negli ospedali (ma molti di più sono quelli che non si rivolgono alle strutture pubbliche per non essere identificati). Più di duecento persone, tra studenti e professori, sono fermati e trattenuti per ore in Questura. Quattro sono arrestati. Quello che molti non sanno è che agli scontri di Valle Giulia era presenti anche la destra, con personaggi come Stefano Delle Chiaie e Mario Merlino.

'68: valle Giulia, Pasolini contro gli studenti
ROMA - Qualche mese dopo la battaglia di Valle Giulia, all'inizio di giugno, il settimanale "L'Espresso" pubblicò la poesia "controcorrente" di Pier Paolo Pasolini, che difendeva i poliziotti, "figli dei poveri", ma soprattutto attaccava gli studenti. Uno spunto che riprendeva la polemica di Don Milani, il prete di Barbiana, che l'anno prima, nella sua "lettera a una professoressa", scriveva "tra gli studenti universitari i figli di papà sono l'86,5%. I figli di lavoratori dipendenti il 13,5%...e i figli di papà li accolgono e gli regalano tutti i loro difetti. In conclusione:100% di figli di papà". La poesia aprì un acceso dibattito tra l'intellettuale scomodo e i protagonisti del '68 romano. In realtà quel testo era stato scritto per il periodico ''Nuovi Argomenti" e più tardi Pasolini racconterà che l'Espresso aveva avuto il permesso di pubblicarne una parte e non tutta la poesia. Polemizzerà anche con il titolo aggiunto ("Vi odio, cari studenti" mentre il vero titolo era "Il Pci ai giovani"), che rappresentava male il suo pensiero. E, in effetti, nella poesia c'è molto di più della polemica sugli scontri davanti ad Architettura. C'è una polemica forte contro una finta rivolta "borghese" e anticomunista. Un'interpretazione anticonformista del Sessantotto, in cui Pasolini, spesso profetico, sapeva leggere alcuni segnali negativi che già trasparivano, ma che quasi nessuno era ancora in grado di interpretare.

Ecco alcune frasi di quella poesia di Pasolini: "Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte coi poliziotti, io simpatizzavo coi poliziotti! Perché i poliziotti sono figli di poveri. Vengono da periferie, urbane o contadine che siano. Quanto a me, conosco assai bene, il loro modo di essere stati bambini e ragazzi, le preziose mille lire, il padre rimasto ragazzo anche lui, a causa della miseria, che non dà autorità. La madre incallita come un facchino, o tenera, per qualche malattia, come un uccellino; i tanti fratelli; la casupola tra gli orti con la salvia rossa (in terreni altrui, lottizzati); i bassi sulle cloache; o gli appartamenti nei grandi caseggiati popolari, ecc. ecc. E poi, guardateli come si vestono: come pagliacci, con quella stoffa ruvida che puzza di rancio fureria e popolo. Peggio di tutto, naturalmente, è lo stato psicologico cui sono ridotti (per una quarantina di mille lire al mese): senza più sorriso, senza più amicizia col mondo, separati, esclusi (in una esclusione che non ha eguali); umiliati dalla perdita della qualità di uomini per quella di poliziotti (l'essere odiati fa odiare). Hanno vent'anni, la vostra età, cari e care. Siamo ovviamente d'accordo contro l'istituzione della polizia. Ma prendetevela contro la magistratura, e vedrete! I ragazzi poliziotti che voi per sacro teppismo (di eletta tradizione risorgimentale) di figli di papà avete bastonato, appartengono all'altra classe sociale. A Valle Giulia, si è così avuto un frammento di lotta di classe: e voi, amici (benché dalla parte della ragione) eravate, i ricchi, mentre i poliziotti (che erano dalla parte del torto), erano i poveri". "Una sola cosa gli studenti realmente conoscono: il moralismo del padre magistrato o professionista, la violenza conformista del fratello maggiore (naturalmente avviato per la strada del padre), l'odio per la cultura che ha la loro madre, di origini contadine, anche se già lontane. Questo, cari figli, sapete. E lo applicate attraverso due inderogabili sentimenti: la coscienza dei vostri diritti (si sa, la democrazia prende in considerazione solo voi) e l'aspirazione al potere. Si, i vostri slogan vertono sempre la presa di potere". "Ecco, gli Americani, vostri adorabili coetanei, coi loro sciocchi fiori, si stanno inventando, loro, un linguaggio rivoluzionario 'nuovo'! Se lo inventano giorno per giorno! Ma voi non potete farlo perché in Europa ce n'è già uno: potreste ignorarlo? Sì, voi volete ignorarlo (con grande soddisfazione del 'Time' e del 'Tempo'). Lo ignorate andando, con moralismo provinciale, 'più a sinistra'. Strano, abbandonando il linguaggio rivoluzionario del povero, vecchio, togliattiano, ufficiale, Partito Comunista, ne avete adottato una variante ereticale ma sulla base del più basso idioma referenziale dei sociologi senza ideologia. Così parlando, chiedete tutto a parole, mentre, coi fatti, chiedete solo ciò a cui avete diritto (da bravi figli borghesi): una serie di improrogabili riforme, l'applicazione di nuovi metodi pedagogici, e il rinnovamento di un organismo statale. Bravi! Santi sentimenti! Che la buona stella della borghesia vi assista!".

'68: nasce il 113, debutto con scontri a Valle Giulia
Sara' forse un caso, ma la nascita del '113' è legata ad un'altra data storica per l'Italia: il giorno degli scontri a Valle Giulia, il 1 marzo del 1968, tra studenti e polizia. Violenze che fino ad allora in Italia non si erano mai viste e che spinsero Pierpaolo Pasolini a schierarsi con i "i poliziotti figli dei poveri". Quarant'anni dopo il numero d'emergenza della polizia è diventato un punto di riferimento per gli italiani, fino a raggiungere le oltre sei milioni e mezzo di chiamate all'anno: che significa 12,5 al minuto. A ricostruire la storia e la crescita del 113 - "un numero assunto come icona di una legittimazione popolare che si esprime attraverso la critica, il consenso, la fiducia, la simpatia verso la nostra istituzione" disse una volta l'ex capo della polizia Gianni De Gennaro - si trovano aneddoti e curiosità. Si scopre così che la nascita ufficiale avvenne il 1 marzo 1968, con la sperimentazione in due sole regioni Lazio e Umbria. Un progetto talmente grande per i tempi di cui era perfettamente cosciente lo stesso Dipartimento della pubblica sicurezza: "Sembrava - diceva una nota della direzione generale - una trovata degna di un romanzo avvenieristico". E si scopre, anche, che di lì a poco il 113 diventa il primo numero di soccorso gratuito capace di coprire tutto il territorio nazionale. Gli inglesi, seppur partiti anni prima con lo storico '999', non riuscirono a fare altrettanto.

Gli italiani conobbero il 113 grazie alla storia di una bambina calabrese. La piccola aveva ingerito un colorante velenoso e i medici non sapevano come intervenire per salvarle la vita perché non conoscevano i componenti del prodotto. Chiamarono così il 113 che riuscì a risalire al direttore generale della Montedison, la ditta che produceva il colorante, che fornì le necessarie spiegazioni per salvare la bambina. Già due anni dopo la nascita, il numero coglieva i suoi frutti: 200 mila interventi, 32,2% per furti, rapine e tentato omicidio, 60% delle chiamate concentrate nelle grandi città. Numeri di tutto rispetto ma nulla in confronto a quelli odierni, grazie anche all'avvento delle nuove tecnologie: una media di sei milioni e mezzo di chiamate nel 2002 e nel 2003, settecentomila interventi; 18mila chiamate al giorno ai centralini delle 103 questure: significa 750 chiamate l'ora, 12,5 al minuto. Numeri impressionati anche nel 2006: sei milioni e 779 chiamate, 519 mila denunce ricevute dagli operatori, quasi 4 milioni di persone e 2 milioni di veicoli controllati, quasi 2 milioni e 500mila interventi. E proprio l'avvento della tecnologia ha consegnato un altro primato al 113: quello di aprire il primo commissariato virtuale d'Europa. In una sala operativa del 113 un gruppo di esperti della polizia delle comunicazioni raccoglie la richiesta di informazioni e le segnalazioni che arrivano via Internet, le valuta, dialoga con gli utenti e dà consigli, avvia gli interventi negli uffici della polizia.


 
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view post Posted on 6/4/2008, 20:53     +1   -1




CRONOLOGIA DI UN ANNO DIFFICILE

Cronologia del 1968:
Gennaio
14/15 - Sicilia: terremoto del Belice. Trecento le vittime.
15 - Roma: manifestazione di studenti della Cattolica in piazza
San Pietro.
18/19 - Brema (Germania): gravi scontri tra studenti e polizia.
Un morto e molti feriti.
25 - Firenze, Siena, Livorno e Pisa: occupazioni ovunque.
26 - Milano: primo sciopero dei ''medi", occupato il Berchet.
30 - Firenze: polizia carica gli studenti. Dimissioni rettore.
30 - Vietnam: Offensiva del Tet di nordvietnamiti e vietcong.
Febbraio
2 - Roma: occupate Lettere e Architettura.
8 - Francia: prima "barricata" al Quartiere latino di Parigi.
28 - Milano: alla Statale occupate Lettere, Legge e Scienze.
Sono decine in tutta Italia, le università occupate.
Marzo
1 - Roma: a Valle Giulia scontri tra studenti romani e polizia.
8 - Polonia: rivolta studentesca.
16 - Roma: gruppi di fascisti assaltano Lettere. Respinti a
Legge lanciano mobili sugli studenti. Ferito Oreste Scalzone.
16 - Vietnam: massacro di My Lai
22 - Francia: occupata l'università di Nanterre. Nasce il
"movimento 22 marzo" di Cohn-Bendit.
25 - Milano: "Battaglia di Largo Gemelli" alla Cattolica con
scontri violenti tra studenti e polizia.
27 - Urss: l'astronauta Iuri Gagarin muore in un incidente.
30 - Usa: il presidente Johnson annuncia la sospensione dei
bombardamenti sul Nord Vietnam.
Aprile
4 - Usa: a Memphis (Tennessee) è ucciso Martin Luther King.
6 - Torino: molti studenti ai picchetti degli operai della Fiat
in sciopero.
19 - Valdagno (Vi): operai abbattono statua del conte Marzotto.
11 - Germania: a Berlino il leader studentesco Rudy Dutschke è
ferito a colpi di pistola da un imbianchino neonazista.
29-30 - Usa: bloccate le lezioni in molte università. In
sciopero contro il razzismo e la guerra 2 milioni di studenti.
Maggio
3 - Francia: a Parigi comincia il Maggio francese.
6 - Francia: a Parigi gli studenti che tentano di occupare la
Sorbona si scontrano con la polizia.
10 - Francia: "Notte delle barricate" al Quartiere latino.
13 - Francia: lo sciopero generale blocca la Francia. A Parigi
manifestano in 800.000. Gli studenti rioccupano la Sorbona.
14-16 - Francia: scioperi spontanei nelle fabbriche. A Parigi
occupati il teatro Odeon e l' Accademia di Francia.
18 - Usa: a Berkeley in migliaia solidarizzano con gli studenti
che hanno rifiutato di partire per il Vietnam.
19 - Francia: lo sciopero coinvolge 2 milioni di francesi. Si
blocca quasi tutto. Interrotto anche il Festival di Cannes.
19 - Italia: elezioni politiche: crollo (-5,4%) del Psu (Psi e
Psdi insieme), crescono Dc e Pci, 4,5% al Psiup.
24 - Francia: gli studenti si scontrano con la polizia nelle
principali città. A Parigi un morto tra i manifestanti.
30 - Francia: De Gaulle scioglie le Camere. A Parigi sfilano
600.000 persone della "maggioranza silenziosa".
30 - Milano: un centinaio di artisti occupa la triennale.
Giugno
3 - Roma: la polizia sgombera l'Università.
5 - Usa: a Los Angeles (California) è ucciso Bob Kennedy.
7 - Milano: gli studenti assediano il Corriere della Sera. Il
sit-in si trasforma in un duro scontro con la polizia.
10 - Roma: l'Italia vince il campionato europeo di calcio.
16 - Francia: a Parigi la polizia sgombera la Sorbona.
20 - Venezia: molti artisti ritirano le opere della Biennale per
protesta contro le cariche di polizia a San Marco.
23 - Francia: i gollisti stravincono le elezioni anticipate.
Luglio
14 - Roma: Aldo Braibanti condannato per plagio.
29 - Città del Vaticano: enciclica "Humanae vitae".
Agosto
13 - Grecia: Panagulis fallisce un attentato contro Papadopulos.
20 - Cecoslovacchia: ingresso delle le truppe del Patto di
Varsavia per stroncare la "primavera di Praga" di Dubcek.
28 - Venezia: Zavattini, Pasolini, Pontecorvo guidano la
contestazione dei registi alla mostra del cinema.
Settembre
7 - Portogallo: il dittatore Salazar lascia. Potere a Caetano.
14 - Parma: Duomo occupato da cattolici del dissenso. In nottata
sgombero della polizia.
23 - San Giovanni Rotondo (Fg): Muore padre Pio.
Ottobre
3 - Messico: nella capitale, a Piazza delle tre culture, la
polizia spara sugli studenti. Moltissimi i morti.
17 - Messico: alle Olimpiadi, clamorosa protesta degli atleti
neri Usa Smith e Carlos, sul podio con il pugno chiuso nero.
18 - Roma: si espande il movimento dei "medi".
Novembre
6 - Richard Nixon eletto presidente degli Stati Uniti.
Dicembre
2 - Avola (Sr): la polizia spara sui braccianti. 2 morti.
4 - Firenze: la Curia rimuove Don Mazzi, parroco dell'Isolotto.
7 - Milano: gli studenti contestano la prima della Scala.
19 - Roma: l'adulterio della donna non è più reato.
24 - Usa: l'Apollo 8 intorno alla Luna.
31 - Marina di Pietrasanta (Lu): contestato il Capodanno alla
Bussola, famoso locale della Versilia. Soriano Ceccanti, ferito
da un colpo di pistola, resta paralizzato.

 
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